dal Premio Castrolibero a...
L’idea del comunicare, del narrare, del saper raccontare in maniera libera e positiva, è il punto di partenza che ha dato origine a FEGE, acronimo di Festival dell’Editoria e del Giornalismo Emergente
Una sfida lanciata nel 2009 che Piero Muscari (ideatore e direttore artistico di FEGE) porta avanti con grande motivazione e entusiasmo. Nei panni di co-direttore artistico Danilo Russo, che lo aiuta a sviluppare il progetto.
“L’editoria, il giornalismo e la comunicazione” dice Muscari, “sono centrali per un Paese civile che ha ancora tante sfide da superare”. FEGE diventa “un’occasione per interrogarsi su come cambia il mestiere e su come fare perché rimanga centrale nella vita del Paese”, anche perché “un Paese che non ha capacità di raccontarsi non riuscirà mai a far comprendere il proprio valore”.
FEGE è il primo Festival di Editoria e Giornalismo Emergente, nato per valorizzare le voci nuove del mondo dell’editoria e del giornalismo. Naturale evoluzione del Premio Castrolibero, ne continua e persegue l’intento.
...Fege


In collaborazione con la Capitale del libro
Fege è in partnership con le Capitali italiane del libro. Un’altra importante iniziativa è la selezione da parte dei vari ordini dei giornalisti regionali del giovane emergente che si è distinto durante l’anno.
Un’occasione per far diventare il festival un punto di riferimento nell’individuare ed intercettare le nuove firme della carta stampata.
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Germana Beha, Presidente Comitato Scientifico di FEGE

Spesso mi ricordano quanto papà fosse tacciato di essere un giornalista arrogante e controcorrente. Oggi non posso fare a meno di pensare a come, con la sua pacata ironia, sono certa avrebbe risposto: “La vera questione è essere arrivato negli anni a credere che sia una merito e una fortuna aver cucito addosso tali aggettivi! Io infatti mi arrogo il diritto di voler tutti i giorni fare il mio mestiere nell’unico modo che conosco, secondo coscienza […] Mi arrogo il dovere, proprio in nome del mestiere che faccio, di raccontare il vero, senza omissioni o realtà mascherate […] Nei miei pezzi ho il diritto e l’obbligo morale di non risparmiarne la mia opinione, ma sempre dopo aver fornito a chi legge gli strumenti per formularne una propria. Posseggo la libertà, come giornalista, ma prima ancora come Oliviero, di non vendermi né farmi comprare, di non lasciare correre o far finta di nulla di fronte al poco chiaro, al non vero, al non detto […] Sento la responsabilità come uomo, come personaggio pubblico e soprattutto come esempio che vorrei essere per i miei figli, di definirmi coerente, pulito, onesto […] Mi arrogo presuntuosamente il diritto, che tutti dovrebbero possedere, di camminare con la schiena dritta e lo sguardo proiettato in avanti, libero di muovermi, di fermarmi, di cadere per poi rialzami. Non è mai stato facile andare controcorrente, ma è sempre stato assolutamente naturale per me e questo è ciò che spero arrivi a chi verrà dopo.”
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